Dominazioni territoriali nella storia
Le orgini del comune di Ripalimosani sono da far risalire all'incirca all'anno 1000, secolo in cui venne edificato il palazzo ducale che rappresenta ancora oggi, insieme alla chiesa, il nucleo intorno a cui si è sviluppata l'edificazione del borgo. Sulle origini medioevali di esso d'altra parte, oltre alle varie notizie estrapolate da documenti storici, ne è testimonianza la caratteristica forma a fuso in cui da un'asse principale che lo attraversa longitudinalmente, l'antica via di Mezzo, ora via Sisto Giampaolo, si dipartono vari vicoli trasversali che distribuiscono l'accesso all'edificato.
Ripalimosani era considerato il paese delle piccole industrie, in quanto per naturale inclinazione tutti erano dediti al commercio. Varie erano le attività, come le industrie del gesso, della tela, del vino, ma quella che ha dato lustro alla storia di Ripa e che lo ha fortemente caratterizzato per oltre un secolo è stata l'industria del cordame.
Favorita dalla natura con ampie cave di solfato di calcio, specie in prossimità della stazione ferroviaria, i gessi di Ripa venivano esportati in ogni parte dell'Italia meridionale su centinaia di asinelli, prima, e con tecniche di produzione e trasporti più moderni, in un secondo tempo.
Ma il mestiere per eccellenza a Ripa era "U Feniere" che produceva "canape di ogni sorte, dai fortissimi assarti agli spaghi più sottili. I funari di Ripa giravano il mondo, nelle più lontane parti del Regno, si trovavano sempre; ed i prodotti, per eccellente lavorazione, erano ricercatissimi."
La lavorazione avveniva in un'apposita area del paese chiamata appunto "Orto dei funai" ed in questa "singolare officina all'aperto - scrive A. Mancini - una volta vi giravano cinquanta ruote, e duecento persone, tra maschi e femmine, dall'alba al tramonto, vi si muovevano in un lavoro assiduo".
Accanto alle funi bisogna ricordare l'altra piccola industria, più femminile, per la fabbricazione dei panni di lana e della "tela di casa". Ancora il Mancini scrive: "Non c'era casa dove non vi fosse un fuso per filare la lana. Nel 1863 vi erano, in paese, duecento e più telai. I rotoli di tela che ne uscivano non giacevano in attesa di compratori. Essendo la tela assai ricercata, famiglie agiate di Ripa e della vicina Campobasso ne compravano tanta, da servire non solo ai bisogni di casa, ma anche a preparare, innanzi tempo, la dote alle future spose."
Anche se il territorio ripese non ha una rilevante quantità di vigneti, dal paese venivano pure esportate oltre tremila quintali all'anno di ottimo vino, bianco o rosso, per tutte le gradazione e per tutti i gusti, con un sapore ed aroma che lo faceva facilmente distinguere fra tutti.
Va ricordata inoltre la fabbrica dei colori in contrada Taverna del Cortile della ditta Giampaolo di Ripalimosani e, non di meno, la manifattura di un pane speciale che è ancora molto apprezzato e ricercato a Campobasso.
Tra le prime notizie più o meno certe, Gianvincenzo Ciarlanti nelle sue Memorie dà per feudatario di Ripalimosani nel 1311 Guglielmo d'Alemagna o Alemanni, oriundo di Germania. Le notizie anteriori a questa data hanno scarso fondamento e vanno prese con molta cautela.
Dagli Alemagni il feudo passò alla famiglia Aldomoresco, oriunda della Grecia, con tre titolari: Matteo, ciambellano della regina Giovanna I; Angelo, capitano generale delle milizie di Re Ladislao; ed in ultimo Riccardo.
- Nel 1417 Riccardo Aldomaresco vendè Ripalimosani a Guglielmo di Gambatesa Conte di Campobasso. Il Gambatesa alienò seccessivamente la terra in favore di suo fratello Carlo, Conte di Termoli, il quale l'assegnò, in dote, alla figlia Violante sposa di Sforza Gambacorta, in occasione delle nozze avvenute anteriormente al 1459.
- Nel 1495 i Gambacorta e i Gambatesa furono privati dei loro feudi, per fellonia, dal Re Ferrante, e Ripalimosani passò ad Andrea di Capua Duca di Termoli.
- Nel 1516 o 17 Marino Mastrogiudice acquistò il feudo da Ferrante, figlio di Andrea di Capua, divenendo signore di Ripa col titolo di Marchese. Il Mastrogiudice restaurò ed ampliò il vecchio palazzo e sul portale di esso fece murare una scritta datata 1521. A Marino successe Fabio il quale, per debiti, fu costretto, nel 1539, a vendere il feudo col patto di riscatto. Acquirente fu Giovanvincenzo del Tufo, ma trascorsi pochi anni i Matrogiudice, avvalendosi del patto, lo riacquistarono per poi rivenderlo definitivamente nel 1559.
- Nel 1559 Ripalimosani fu venduta quindi da Isabella Mastrogiudice a Nicola Francesco di Costanzo.
- Nel 1584 Fulvio, figlio e successore di Nicola Francesco, vendè la terra a Giovannantonio di Stefano.
- Nel 1596 il di Stefano lo assegnò al proprio figlio Salvatore in occasione delle nozze con Violante di Sangro.
- Agli inizi del secolo XVII Salvatore di Stefano vendè Ripa ai Riccardo, illustre famiglia patrizia con componenti di alte dignità ecclesiastiche e civili.
- Nel 1616 a Fabio Riccardo, Marchese del feudo, nonché fratello di Giulio Cesare Riccardo arcivescovo di Bari, deceduto, gli successe il figlio Francesco Maria ed a costui il fratello Girolamo. La famiglia Riccardo curò la manutenzione e l'allestimento del palazzo arricchendolo di una torre sulla cui facciata fece murare una scritta datata 1609. Fece scavare inoltre anche un pozzo nel chiostro, tramandandone ai posteri il ricordo con una scritta datata 1626.
- Nel 1647 e 1648 Guglielmo Riccardo vendè il feudo a Francesco Capecelatro, Marchese di Lucito, con diritto di riscatto, il quale tornò successivamente in possesso e lo lasciò in eredità alla sorella, andata in sposa ad un Castrocucco.
- Dal 1669 al 1770 la famiglia Castrocucco, d'origine francese, possedette il feudo fino a Caterina Castrocucco che andò in sposa a Ottavio Mormile, già Duca di Campobasso e di Castelpagano. La famiglia Mormile ebbe tre Marchesi di Ripalimosani: Ottavio, Nicola ed Ottavio jr. Nicola fu l'ultimo titolare di fatto, fino al 2 agosto del 1806 con la soppressione della feudalità, ed Ottavio jr. conservò il titolo di Marchese, ma non avendo più nulla da rappresentare vendè tutte le sue terre a particolari di Ripa; quelle usurpate furono rivendicate dalla Università.
Giampaolo Giacinto (1806-09); Marinelli Gennaro (1810); Cannavina Teodosio (1811-12); Giampaolo Giacinto (1813-14); De Marco Domenico (1815-16); Giampaolo Nicola (1817-19); Iammarino Alessio (1820-22); Rateni Nicola (1823); Giampaolo Giacinto (1824-25); De marco Domenico (1826-28); Rateni Nicola (1829-31); Marinelli Luigi (1832-37); Cannavina Achille (1838-40); Cannavina Domenico (1841-43); Giampaolo Gaetano (1844-46); Marinelli Luigi (1847-52); Iammarino Francesco (1853-55); Marinelli Luigi (1856-58); Cannavina Nicolangelo (1859); Giampaolo Giovanni (1860-63); Pace Nicolangelo (1864-66); Ferrante Angelo (1867-70); Cannavina Nicolangelo (1871-1901); Giampaolo Gaetano fu Paolo (1902-04); Bracone Francesco Comm. R. (1905); Giampaolo Gaetano fu Paolo (1905-14); Giampaolo Pietro (1914-20); Longano Antonio (1921); Tanno Giovanni (1922-26); Tedeschi Domenico - podestà; Ferrante Gaetano - podestà; Iammarino Desiderio - podestà; Di Paolo Antonio; Giampaolo Sisto Comm. (1946); Tanno Adolfo (1948-1952); Di Paolo Alessio (1952-56); Minadeo Atinio (1956-60); D'Errico Guglielmo (1960-64); Vitantonio Nicolino (1964-70); Marinelli Davide (1970-75); Iafelice Giuseppe (1975-80; 1980-85; 1985-90); Cannavina Giuseppe (1990-95); Tudino Gaetano (1995-99); Di Nobile Giuseppe (1999-2004; 2004-09); Petti Paolo (2009-2014); Di Bartolomeo Michele (2014-2019); Giampaolo Marco (2019-2024; 2024-...):
D'Eramo Angelo (1463-65; Palermo ... (1465-?); Camerano Giovanni di Campobasso (1571-1615); Fiscarelli Lorenzo (1616-19); Fiscarelli Tommaso (1619-23); Presutti Nicolantonio (1623-?); De Luca Giambattista (1625-26); De Luca Giovannantonio (1626-47); Giampaolo Giambattista (1647-71); Giampaolo Carlo (1671-87); Giampaolo Giuseppe (1688-96); De Bartolomeis Nicola (1697-1727); De Sebastianis Alessandro (1727-32); Zantonelli Angelo di Campobasso (1732-37); De Camillis Sisto di Colledanchise (1737-45); Ferrante Michele (1745-71); Rateni Luca (1771-75); Longano Pietro (1782-1802); Giampaolo Paolo (1803-16); De Luca Antonio Maria (1818-43); Giampaolo Francesco (1843-55); Minadeo Domenico (1856-66); Minadeo Gaetano (1874-83); Minadeo Nicola (1883-1917); Sabatino Gaetano (1918-60); Perrella Vittorio (1961-78); Miceli Paolo - OMI (1978-84); Marton Antonio - OMI (1984-88); Calabrese Saverio - OMI (1988-92); Vitantonio Domenico - OMI (1992-2003); Rivetti Aniello - OMI (2003-2012); Ientilucci Moreno (2012-...).