Comune di Ripalimosani (CB)
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- Francesco Longano (1728-1796)
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Luca Nicola De Luca (1734-1826)
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- Nicola Maria Minadeo (1836-1917)
- Nicola Marinelli (1833-1904)

 

Francesco Longano

E' senza dubbio la personalità che più di tutti merita di essere ricordata. Nacque a Ripalimosani il 5 febbraio 1728 da Vito e Dorotea Gentile, è il quarto di una famiglia povera ma tranquilla e dedita al lavoro. La sua salute nell'infanzia si mostrerà gracile, ma il carattere vivace e la grande passione per lo studio, lo porteranno in diversi luoghi regionali per appagare sempre più la sua fame di conoscenza.

Per permettere di proseguire gli studi a Napoli, non avendo possibilità economiche, fù ordinato sacerdote nel 1751 e l'anno successivo arrivò alla capitale Partenopea per continuare a studiare le materie già iniziate a Campobasso: la Logica, la Geometria e l'Aritmetica.

L'incontro a Napoli con professori del clero antilluminista non gli parve stimolante ma la conoscenza con l'abate Genovesi significò per Longano l'inizio di una vita ed una carriera intellettuale dedicata allo studio ed all'indagine del malessere economico e sociale delle popolazioni meridionali. Contemporaneamente si dedicò anche agli studi sull'astronomia, anatomia, ebraico, greco, e nel 1756 fù chiamato ad insegnare filosofia nel seminario di Cerreto.

In quel tempo pubblicò molti suoi scritti che gli valsero onore e gloria fra cui: Piano di un corso di Filosofia morale; Dell'uomo naturale dove cominciò a diffondere le sue idee intorno alla libertà, all'uguaglianza, alla felicità degli uomini.

Nel 1760 l'abate Genovesi gli procurò la Cattedra in Commercio ed in quell'occasione con la sua idea egualitaria non mancò di avere avversari e, tra i più accaniti, ricordiamo padre Mamachi. Una risposta del Longano fù con la pubblicazione nel 1770 di una serie di scritti satirici sotto il titolo: Mamachiana per chi vuol divertirsi.

Nel 1779 fù la volta di due famosi trattati: in linea con il pensiero illuminista di quel secolo scrisse Sull'esistenza del Purgatorio, limitato ai lumi della ragione che gli procurò avversari nel clero antilluminista e che gli vietò poi la stampa, ed una raccolta di Saggi sulla situazione economica del Regno; successivamente nel 1780 iniziò a scrivere la Filosofia dell'uomo di cui pubblicò i primi due volumi nel 1783 ed il terzo nel 1786.

Il Longano concepisce l'uomo in quanto spirito e corpo, cioè deve soddisfare i suoi bisogni con la natura ed i suoi ideali con la società, quindi né deve assoggettare la natura e né essere sottomesso ai voleri di uno o pochi individui, tutto si deve basare sull'armonia e sulla solidarietà reciproca.

Ma le opere sue che hanno fatto storia sono sicuramente i suoi viaggi descritti nel 1789 in Viaggio per lo Contado di Molise e nel 1790 in Viaggio per la Capitanata.

In essi il Longano mette in evidenza le effettive condizioni economiche del Regno in modo da vagliarne poi le soluzioni più idonee, anticipando i tempi suggerisce l'introduzione di nuove tecniche in agricoltura ed una istruzione professionale capace di formare una èlite di dirigenti, non mancando anche di implorare i governanti ad allentare le catene che soffocano il lavoro dei contadini, da dire poi "Vedrete in un subito cambiata la faccia della provincia, coll'abolizione di tanti diritti proibitivi e di tante angarie e perangarie".

L'abate Longano morì in silenzio a Santopadre (FR) il 28 aprile 1796, fù "profondo filosofo, ragionante e ben inteso della storia della natura umana" come lo descrive il Genovesi, un insigne ripese di cui la nostra terra ha il suo più alto vanto.

Luca Nicola De Luca

Nato il 13 maggio 1734 a Ripalimosani, in tenera età si mostrò subito un bambino prodigio tanto che a dodici anni aveva già compiuto il corso filosofico e si apprestava a studiare teologia dogmatica che poco dopo ne rese anche un pubblico saggio applaudito dal dotto vescovo della sua diocesi.

Passò successivamente al seminario di Larino dando ben presto stimoli ad esercizi letterari soliti in quei convitti, e nel frattempo si occupò dell'istruzione di suo fratello Vincenzo Maria, i quali entrambi si trasferirono a Napoli per partecipare ad un pubblico concorso per la Cattedra dell'etica di cui il fratello ne divenne direttore all'età di 27 anni, e conseguì anche la Cattedra degli uffizi nella Università degli studi di Salerno.

Luca Nicola a ventiquattro anni, già noto nel mondo letterario napoletano con un curriculum ricco di studi sulle lingue orientali, Teologia  e Diritto,  fù chiamato ad educare i figli del principe d'Arianello, la famiglia Filangieri, con i quali nacque una vera e tenera amicizia descritta pure nella sua opera I santi libri di Salomone del 1782 nella quale mette in luce la sublimità di Cristo, Autore del Cristianesimo rivelato, e l'importanza dell'istruzione dei giovinetti ad assetarsi alla vera Sorgente d'acqua della Vita.

Il suo lavoro più ambizioso è l'Interpretazione del S. Libro della Sapienza: una raccolta di una serie di volumi sull'interpretazione dei vari libri della Bibbia, di cui fanno parte anche i tre volumi sul Cantico dei Cantici del 1796.

Con la "dolcezza delle sue maniere, l'integrità dei suoi costumi, e l'animata eleganza del suo scrivere" il De Luca fa parte di quel clero antilluminista del settecento per contrastare la grande corrente del pensiero epistemologico che rifiutava ogni tradizione ed ammetteva soltanto la conoscenza scientifica basata sulla ragione e sull'esperienza umana.

Diventato nel frattempo vescovo di Muro in Basilicata a soli 43 anni, dal quale fu trasferito poi nella diocesi di Trivento nel 1790, fedele al suo Dio Rivelato uscì di seguito un'altra sua fatica: Il Dio Creatore nella quale venivano illustrati i sei giorni della creazione riportati nel libro della Genesi, scritto con grande entusiasmo ed ammirata eloquenza.

Pubblicazioni più leggere e poetiche si trovano nei tre poemetti: Lo studente alla moda, Il letterato alla moda, Il pensatore alla moda, versi sciolti ed ironici nella quale si descrivono le frivolezze e le galanterie dei giovani alla moda di quell'epoca, ridendo del loro inganno e della loro superficialità.

Muore il 29 novembre 1826 all'età di 92 anni, lasciando, ahimè, un'opera incompiuta: Il Dio riparatore commissionato dal Ministro di Stato e che doveva servire come testo nei corsi di Religione.

Paolo Nicola Giampaolo

Da una famiglia agiata di Ripalimosani, nacque Paolo Nicola Giampaolo l'11 settembre 1757. Iniziò i suoi studi superiori nel Seminario di Larino e poi in quello di Boiano.

Già a trentanni insegnava filosofia e matematica nel Monastero di Montecassino ma l'allora vescovo Rossetti lo richiamò a Boiano dove diventò Penitenziere della Cattedrale insegnando filosofia e storia.

La sua prima opera fù Lezioni di Metafisica pubblicata nel 1803. Qui, come il suo compaesano Longano, ci parla delle relazioni tra corpo ed anima. L'anima è quella parte che sta in contatto continuo con Iddio che ne infonde le idee e le nozioni e che vive i sentimenti attraverso i sensi e gli stimoli del corpo, entrambi stanno quindi in una perfetta simbiosi.

Quando nel 1807 il Re Giuseppe Buonaparte fa visita a Campobasso, il nostro arciprete andò in rappresentanza del vescovo, leggendogli una bella orazione da far compiacere altamente il Re, tanto che, dopo averlo consciuto più approfonditamente, lo nominò Consigliere di Stato, sezione finanze.

Grande onore e stupore per il nostro compaesano che successivamente diventò anche Cavaliere dell'ordine delle due Sicilie. I suoi meriti ebbero altri frutti quando nel 1809 fù eletto Commissario ripartitore per la divisione dei demani nelle province di Salerno, Avellino, Lecce; ancora, nel 1812 fù scelto Ispettore del Contado di Molise e Vicario Regio della diocesi di Boiano, oltre a coprire per due volte la carica di Presidente del Consiglio Generale di Molise. Tutto questo gli meritò l'elezione, nel 1825, a Socio della Reale Accademia Borbonica.

Ritornando alle sue opere, nel 1815 pubblicò Dialoghi sulla religione in due volumi (seconda edizione in 4 volumi nel 1828), ma le sue maggiori fatiche si raccolsero nel settore dell'agricoltura che gli dedicò ben quattro opere: Memoria per ristabilire l'agricoltura degli alberi nella terra di Ripalimosani, del 1806; Lezioni e Catechismo di agricoltura, del 1808; Lezioni di agricoltura, del 1819; e ancora una Memoria su gl'inconvenienti del sistema agrario del Regno e sui mezzi per rimedirvi, del 1822.

In queste opere ritroviamo ancora un legame con il Longano costituendo un "importante complemento dell'opera di Longano". Infatti spesso entrambi analizzano il problema sociale agricolo convergendo su soluzioni identiche, ma altre volte il Giampaolo basa il progresso sociale non sul "soccorso assistenziale" ma su un serio impegno civile da parte del singolo individuo fornito di un vero sentimento religioso, quindi si mostra moderato e meno "rivoltoso" del Longano.

Si nota inoltre, nelle opere del Giampaolo, la difesa della proprietà privata, necessaria ad incentivare l'agricoltore a fare sempre meglio. Solerte avvertiva anche la scarsità di legname, indispensabile nelle fabbriche, risultato della mancanza di una seria politica di governo.

Queste sue idee egli, in parte, li poté mettere in pratica per le cariche che copriva, pur restando tuttavia in una posizione moderata fra la borghesia ed il bracciante.

Morì a Napoli il 16 gennaio 1832, saggio ripese che, come lo definì Girardi, "sta tra gli uomini più chiari del nostro Sannio".

Antonio Maria De Luca

Nacque l'8 giugno 1756. Fù arciprete del paese dal 1815 al 1839, dotto oratore sacro ed autore di pregiate "Poesie liriche" pubblicate a Napoli nel 1843.

Raffaele Zerlenga così scrisse di lui: "le sue orazioni modellate su gl'impareggiabili lavori dei Bossuet, dei Bordalue, dei Massillon, dei Segneri, non vanno discompagnate da singolari pregi, e da peregrine bellezze.

Il segreto di toccare il cuore e convincere la mente pare che sia stato lo scopo a cui egli ha sempre mirato. E però le sue prediche scuotono, commuovono, infiammano."

Logorato dagli anni morì a Napoli il 9 febbraio 1839.

 

Pietrangelo De Luca

Nacque il 19 ottobre 1773, fratello di Antonio Maria, fù letterato, poeta e filosofo, consacrato anch'esso sacerdote a 25 anni.

Compose un poema epico, in versi sciolti di dodici canti, intitolato il Davide, ossia la battaglia fra gli Israeliti e gli Annamiti.

 

Giovanni De Luca

Nacque il 24 gigno 1776 e morì a Napoli il 4 dicembre 1860. Famoso per aver scritto un poema dal nome "La terra" ed un "Saggio di poesie filosofiche".

Fù un caloroso ed esagerato esaltatore di suo zio Mons. Nicola.

 

Luigi Marinelli

Nato nel 1796, orfano di padre assassinato. Intraprendente e motivato, laureato in medicina e chirurgia nel 1819, fù sindaco del comune dal 1832 al 1837 contribuendo a dare un forte e fondamentale progresso al suo paese natio. La prima sua cura fù quella di terminare la strada che dall'abitato porta alla "consolare Sannitica" (ora statale n. 87), dando un forte impulso al commercio e alle comunicazioni di ogni tipo. Provvide inoltre alla lastricatura delle strade interne, alla costruzione delle arcate sottostanti la Chiesa ed alla costruzione del cimitero, opere che diedero lustro ed onore in tutta la Provincia.

Ma il suo ingegno fu applicato anche nell'agronomia con la costruzione di prati artificiali per l'allevamento del bestiame, idea questa copiata anche in altri comuni. Costruì nella sua tenuta in contrada Covatta stalle ben aerate per bovini, equini ed ovini, nonché fienili razionali fra i più accreditati dell'epoca.

Curò in seguito pure il ringiovimento ed il miglioramento dei vigneti, non tralasciando la cura alle opere di drenaggio nelle zone cretacee; in più prestava sempre molta attenzione anche all'incremento delle avviate industrie locali. Nell'ultimo periodo della sua vita fece costruire due ponti su torrenti per dare più sicurezza alle vie mulattiere.

Morì nel marzo del 1859, fù un grande personaggio pubblico di Ripalimosani, diede un decisivo slancio ed ammodernamento del paese procurandosi infiniti benemeriti e stime in ogni parte.

 

Sisto Giampaolo

Il 27 maggio 1816 ebbe vita in Ripalimosani da Nicola e Concetta Ferrante. Da adolescente voleva farsi medico ma per obbedienza alla madre si fece prete.

Ordinato sacerdote, mons. Riccardo, vescovo di Boiano, lo prese a sé come segretario. Nel 1848, stanco del piccolo ambiente provinciale, si fa ricevere nella Congregazione dei PP. della Missione dei Vergini a Napoli, e il 17 maggio 1850 pronunciò solenni voti monastici.

Più tardi partì alla volta di Smirne (Turchia), dove si fece altamente apprezzare dall'Arcivescovo Spaccapietra, ed ivi morì il 1° marzo 1884 dopo circa sette anni di magistero missionario e di propaganda cattolica, esercitata in diversi idiomi orientali, ch'egli conosceva da maestro.

 

Francesco Giampaolo

Pronipote del più noto Paolo Nicola Giampaolo, nacque a Ripalimosani il 24 giugno 1817.

Dedicatosi agli studi a Napoli, nel 1833 passò al Seminario di Boiano dove fù ordinato sacerdote.

Nel 1843 tornò a Napoli divenendo discepolo del Puoti, successivamente il vescovo mons. Riccardo lo richiamò in diocesi e lo nominò arciprete di Ripa, funzione esercitata dal 1843 al 1855, anno in cui fù nominato vescovo di Capaccio e Vallo, e poi a quello di Larino nel 1859.

Negli ultimi anni della sua vita si ritrasse a vita privata nella sua diletta Ripa, dove morì l'8 dicembre 1897, all'età di ottant'anni.

Di sentimenti liberali e di modernità culturali, il Giampaolo fù autore di diverse poesie, pubblicando appunto Poesie e i Fogli sparsi in uno riuniti, fra cui ricordiamo "In morte del dotto Michelangelo Ziccardi di Campobasso" noto intellettuale scientifico, storico e letterario; e la poesia "La croce di Luca", dove con versi delicati si narra la storia di un certo Luca, artefice del campanone della Chiesa Madre, tuttora presente, che morì appena ne udì il suono per la prima volta.

 

Ferdinando Cannavina

Nacque il 10 gennaio 1771. Fù deputato al parlamento nel 1848 ed intervenne alla seduta del 15 maggio. Ma a cominciar delle barricate, vecchio settantenne, lasciò Napoli e fece ritorno a Ripa.

Qui incominciò la sua carriera di giudice di pace, un caso rimase alla storia quando il giudice Guardati fece richiesta al Cannavina, in occasione del processo a carico del brigante Costantino De Cillo, di cinque uomini "di probità, onestà ed attaccamento al governo da poter riposare sul di loro detto", ed il Cannavina dispose l'invio di cinque semplicioni, facendo infuriare il giudice Guardati di aver ricevuto cinque idioti.

"Uomini politici di vaglia" gli rispose il Cannavina "opinano che la verità si risappia assai meglio dagli idioti che non già dai pretesi intelligenti, i quali assai spesso hanno l'interesse di alterarla".

In cambio mandò un prete, un medico, due galantuomini ed un calzolaio.

 

Leopoldo Cannavina

Nacque il 18 agosto 1810. Trascorse l'adolescenza presso il genitore, magistrato per lunghi anni a L'Aquila e poi a Napoli. Lureatosi in Legge, si ritirò a Campobasso per esercitarvi l'avvocatura.

Fù uno dei più caldi propugnatori delle liberali istituzioni attuate nel 1861, quando divenne deputato nella prima Camera Legislativa italiana in Torino.

Egli principalmente teneva a cuore importanti questioni, come quelli del brigantaggio, dell'abolizione della pena di morte. "Nella camera sedette a sinistra e, come disse l'Arringhi, votò spesso con la destra".

In Campobasso ricoprì varie cariche amministrative e fù un buon avvocato civile e penale.

Morì l'8 settembre 1877.

 

Nicola Maria Minadeo

Nacque il 12 febbraio 1836. Fù arciprete dal 1883 al 1917; dedicò versi a S.S. Leone XIII, a Cesare Cantù, ai Vescovi Laterza e Gianfelice di Boiano. Pubblicò un bell'elogio al compaesano Paolo Nicola Giampaolo ed interessanti opuscoli religiosi, tra i quali quello relativo alla "Copia della Sacra Sindone venerata in Ripalimosani".

Morì il 31 marzo 1917, sacerdote pio e dotto che meritò il compianto di tutta la popolazione ripese.

Nicola Marinelli

Nacque il 30 gennaio 1833. Figura simpaticissima di gentiluomo fù colto in letteratura e storia, in gioventù scrisse alcune poesie che pubblicò in un volume dal titolo La ghirlanda delle nozze.

Egli però va ricordato per aver lasciata una pregevole monografia sul paese: Ripalimosani e il suo feudal Castello, mai però pubblicata.

Inedito è pure rimasto un dramma, Barnabò Visconti, scritto nel 1860 ma la polizia di Napoli ne vietò la rappresentazione.

Morì il 24 febbraio 1904.