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PERSONAGGI
STORICI |
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Francesco Longano (1728-1796)
- Luca Nicola De Luca
(1734-1826)
- Paolo Nicola Giampaolo
(1757-1832)
- Antonio Maria
De Luca (1756-1839)
- Pietrangelo De Luca
(1773)
- Giovanni De Luca (1776-1860)
- Luigi Marinelli
(1796-1859)
- Sisto Giampaolo
(1816-1884)
- Francesco Giampaolo
(1817-1897)
- Ferdinando Cannavina
(1771)
- Leopoldo Cannavina (1810-1877)
- Nicola Maria Minadeo
(1836-1917)
- Nicola Marinelli (1833-1904) |
Francesco
Longano
E' senza dubbio la personalità
che più di tutti merita di essere ricordata.
Nacque a Ripalimosani il 5 febbraio 1728 da
Vito e Dorotea Gentile, è il quarto di una famiglia
povera ma tranquilla e dedita al lavoro. La
sua salute nell'infanzia si mostrerà gracile,
ma il carattere vivace e la grande passione
per lo studio, lo porteranno in diversi luoghi
regionali per appagare sempre più la sua fame
di conoscenza.
Per permettere
di proseguire gli studi a Napoli, non avendo
possibilità economiche, fù ordinato sacerdote
nel 1751 e l'anno successivo arrivò alla capitale
Partenopea per continuare a studiare le materie
già iniziate a Campobasso: la Logica, la Geometria
e l'Aritmetica.
L'incontro a Napoli con professori
del clero antilluminista non gli parve stimolante
ma la conoscenza con l'abate Genovesi significò
per Longano l'inizio di una vita ed una carriera
intellettuale dedicata allo studio ed all'indagine
del malessere economico e sociale delle popolazioni
meridionali. Contemporaneamente si dedicò anche
agli studi sull'astronomia, anatomia, ebraico,
greco, e nel 1756 fù chiamato ad insegnare filosofia
nel seminario di Cerreto.
In quel tempo pubblicò molti
suoi scritti che gli valsero onore e gloria
fra cui: Piano di un corso di Filosofia morale;
Dell'uomo naturale dove cominciò a diffondere
le sue idee intorno alla libertà, all'uguaglianza,
alla felicità degli uomini.
Nel 1760 l'abate Genovesi gli
procurò la Cattedra in Commercio ed in quell'occasione
con la sua idea egualitaria non mancò di avere
avversari e, tra i più accaniti, ricordiamo
padre Mamachi. Una risposta del Longano fù con
la pubblicazione nel 1770 di una serie di scritti
satirici sotto il titolo: Mamachiana per
chi vuol divertirsi.
Nel 1779 fù la volta di due
famosi trattati: in linea con il pensiero illuminista
di quel secolo scrisse Sull'esistenza del
Purgatorio, limitato ai lumi della ragione che
gli procurò avversari nel clero antilluminista
e che gli vietò poi la stampa, ed una raccolta
di Saggi sulla situazione economica del Regno;
successivamente nel 1780 iniziò a scrivere la
Filosofia dell'uomo di cui pubblicò i
primi due volumi nel 1783 ed il terzo nel 1786.
Il Longano concepisce l'uomo
in quanto spirito e corpo, cioè deve soddisfare
i suoi bisogni con la natura ed i suoi ideali
con la società, quindi né deve assoggettare
la natura e né essere sottomesso ai voleri di
uno o pochi individui, tutto si deve basare
sull'armonia e sulla solidarietà reciproca.
Ma le opere sue che hanno fatto
storia sono sicuramente i suoi viaggi descritti
nel 1789 in Viaggio per lo Contado di Molise
e nel 1790 in Viaggio per la Capitanata.
In essi il Longano mette in
evidenza le effettive condizioni economiche
del Regno in modo da vagliarne poi le soluzioni
più idonee, anticipando i tempi suggerisce l'introduzione
di nuove tecniche in agricoltura ed una istruzione
professionale capace di formare una èlite di
dirigenti, non mancando anche di implorare i
governanti ad allentare le catene che soffocano
il lavoro dei contadini, da dire poi "Vedrete
in un subito cambiata la faccia della provincia,
coll'abolizione di tanti diritti proibitivi
e di tante angarie e perangarie".
L'abate Longano morì in silenzio
a Santopadre (FR) il 28 aprile 1796, fù "profondo
filosofo, ragionante e ben inteso della storia
della natura umana" come lo descrive
il Genovesi, un insigne ripese di cui la nostra
terra ha il suo più alto vanto. |
Luca
Nicola De Luca
Nato il 13 maggio 1734 a Ripalimosani,
in tenera età si mostrò subito un bambino prodigio
tanto che a dodici anni aveva già compiuto il
corso filosofico e si apprestava a studiare
teologia dogmatica che poco dopo ne rese anche
un pubblico saggio applaudito dal dotto vescovo
della sua diocesi.
Passò successivamente al seminario
di Larino dando ben presto stimoli ad esercizi
letterari soliti in quei convitti, e nel frattempo
si occupò dell'istruzione di suo fratello Vincenzo
Maria, i quali entrambi si trasferirono a Napoli
per partecipare ad un pubblico concorso per
la Cattedra dell'etica di cui il fratello ne
divenne direttore all'età di 27 anni, e conseguì
anche la Cattedra degli uffizi nella Università
degli studi di Salerno. |
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Luca Nicola a
ventiquattro anni, già noto nel mondo letterario
napoletano con un curriculum ricco di studi
sulle lingue orientali, Teologia e Diritto,
fù chiamato ad educare i figli del principe
d'Arianello, la famiglia Filangieri, con i quali
nacque una vera e tenera amicizia descritta
pure nella sua opera I santi libri di Salomone
del 1782 nella quale mette in luce la sublimità
di Cristo, Autore del Cristianesimo rivelato,
e l'importanza dell'istruzione dei giovinetti
ad assetarsi alla vera Sorgente d'acqua della
Vita.
Il suo lavoro più ambizioso
è l'Interpretazione del S. Libro della Sapienza:
una raccolta di una serie di volumi sull'interpretazione
dei vari libri della Bibbia, di cui fanno parte
anche i tre volumi sul Cantico dei Cantici
del 1796.
Con la "dolcezza delle
sue maniere, l'integrità dei suoi costumi, e
l'animata eleganza del suo scrivere" il
De Luca fa parte di quel clero antilluminista
del settecento per contrastare la grande corrente
del pensiero epistemologico che rifiutava
ogni tradizione ed ammetteva soltanto la conoscenza
scientifica basata sulla ragione e sull'esperienza
umana.
Diventato nel frattempo vescovo
di Muro in Basilicata a soli 43 anni, dal quale
fu trasferito poi nella diocesi di Trivento
nel 1790, fedele al suo Dio Rivelato uscì di
seguito un'altra sua fatica: Il Dio Creatore
nella quale venivano illustrati i sei giorni
della creazione riportati nel libro della Genesi,
scritto con grande entusiasmo ed ammirata eloquenza.
Pubblicazioni più leggere e
poetiche si trovano nei tre poemetti: Lo
studente alla moda, Il letterato alla
moda, Il pensatore alla moda, versi
sciolti ed ironici nella quale si descrivono
le frivolezze e le galanterie dei giovani alla
moda di quell'epoca, ridendo del loro inganno
e della loro superficialità.
Muore il 29 novembre 1826 all'età
di 92 anni, lasciando, ahimè, un'opera incompiuta:
Il Dio riparatore commissionato dal Ministro
di Stato e che doveva servire come testo nei
corsi di Religione. |
Paolo
Nicola Giampaolo
Da una famiglia agiata di Ripalimosani,
nacque Paolo Nicola Giampaolo l'11 settembre
1757. Iniziò i suoi studi superiori nel Seminario
di Larino e poi in quello di Boiano.
Già a trentanni insegnava filosofia
e matematica nel Monastero di Montecassino ma
l'allora vescovo Rossetti lo richiamò a Boiano
dove diventò Penitenziere della Cattedrale insegnando
filosofia e storia.
La sua prima opera fù Lezioni
di Metafisica pubblicata nel 1803. Qui,
come il suo compaesano Longano, ci parla delle
relazioni tra corpo ed anima. L'anima è quella
parte che sta in contatto continuo con Iddio
che ne infonde le idee e le nozioni e che vive
i sentimenti attraverso i sensi e gli stimoli
del corpo, entrambi stanno quindi in una perfetta
simbiosi. |
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Quando nel 1807
il Re Giuseppe Buonaparte fa visita a Campobasso,
il nostro arciprete andò in rappresentanza del
vescovo, leggendogli una bella orazione da far
compiacere altamente il Re, tanto che, dopo
averlo consciuto più approfonditamente, lo nominò
Consigliere di Stato, sezione finanze.
Grande onore e stupore per il nostro compaesano
che successivamente diventò anche Cavaliere
dell'ordine delle due Sicilie. I suoi meriti
ebbero altri frutti quando nel 1809 fù eletto
Commissario ripartitore per la divisione dei
demani nelle province di Salerno, Avellino,
Lecce; ancora, nel 1812 fù scelto Ispettore
del Contado di Molise e Vicario Regio della
diocesi di Boiano, oltre a coprire per due volte
la carica di Presidente del Consiglio Generale
di Molise. Tutto questo gli meritò l'elezione,
nel 1825, a Socio della Reale Accademia Borbonica.
Ritornando alle sue opere,
nel 1815 pubblicò Dialoghi sulla religione in due volumi (seconda edizione in 4 volumi nel 1828),
ma le sue maggiori fatiche si raccolsero nel
settore dell'agricoltura che gli dedicò ben
quattro opere: Memoria per ristabilire l'agricoltura
degli alberi nella terra di Ripalimosani,
del 1806; Lezioni e Catechismo di agricoltura,
del 1808; Lezioni di agricoltura, del
1819; e ancora una Memoria su gl'inconvenienti
del sistema agrario del Regno e sui mezzi per
rimedirvi, del 1822.
In queste opere ritroviamo
ancora un legame con il Longano costituendo
un "importante complemento dell'opera di
Longano". Infatti spesso entrambi analizzano
il problema sociale agricolo convergendo su
soluzioni identiche, ma altre volte il Giampaolo
basa il progresso sociale non sul "soccorso
assistenziale" ma su un serio impegno civile
da parte del singolo individuo fornito di un
vero sentimento religioso, quindi si mostra
moderato e meno "rivoltoso" del Longano.
Si nota inoltre, nelle opere
del Giampaolo, la difesa della proprietà privata,
necessaria ad incentivare l'agricoltore a fare
sempre meglio. Solerte avvertiva anche la scarsità
di legname, indispensabile nelle fabbriche,
risultato della mancanza di una seria politica
di governo.
Queste sue idee egli, in parte,
li poté mettere in pratica per le cariche che
copriva, pur restando tuttavia in una posizione
moderata fra la borghesia ed il bracciante.
Morì a Napoli il 16 gennaio
1832, saggio ripese che, come lo definì Girardi,
"sta tra gli uomini più chiari del nostro
Sannio". |
Antonio
Maria De Luca
Nacque l'8 giugno 1756. Fù
arciprete del paese dal 1815 al 1839, dotto
oratore sacro ed autore di pregiate "Poesie
liriche" pubblicate a Napoli nel 1843.
Raffaele Zerlenga così scrisse
di lui: "le sue orazioni modellate su gl'impareggiabili
lavori dei Bossuet, dei Bordalue, dei Massillon,
dei Segneri, non vanno discompagnate da singolari
pregi, e da peregrine bellezze.
Il segreto di toccare il cuore
e convincere la mente pare che sia stato lo
scopo a cui egli ha sempre mirato. E però le
sue prediche scuotono, commuovono, infiammano."
Logorato dagli anni morì a
Napoli il 9 febbraio 1839. |
Pietrangelo
De Luca
Nacque il 19 ottobre 1773,
fratello di Antonio Maria, fù letterato, poeta
e filosofo, consacrato anch'esso sacerdote a
25 anni.
Compose un poema epico, in
versi sciolti di dodici canti, intitolato il
Davide, ossia la battaglia fra gli Israeliti
e gli Annamiti. |
Giovanni
De Luca
Nacque il 24 gigno 1776 e morì
a Napoli il 4 dicembre 1860. Famoso per aver
scritto un poema dal nome "La terra"
ed un "Saggio di poesie filosofiche".
Fù un caloroso ed esagerato
esaltatore di suo zio Mons. Nicola. |
Luigi
Marinelli
Nato nel 1796, orfano di padre
assassinato. Intraprendente e motivato, laureato
in medicina e chirurgia nel 1819, fù sindaco
del comune dal 1832 al 1837 contribuendo a dare
un forte e fondamentale progresso al suo paese
natio. La prima sua cura fù quella di terminare
la strada che dall'abitato porta alla "consolare
Sannitica" (ora statale n. 87), dando un
forte impulso al commercio e alle comunicazioni
di ogni tipo. Provvide inoltre alla lastricatura
delle strade interne, alla costruzione delle
arcate sottostanti la Chiesa ed alla costruzione
del cimitero, opere che diedero lustro ed onore
in tutta la Provincia.
Ma il suo ingegno fu applicato
anche nell'agronomia con la costruzione di prati
artificiali per l'allevamento del bestiame,
idea questa copiata anche in altri comuni. Costruì
nella sua tenuta in contrada Covatta stalle
ben aerate per bovini, equini ed ovini, nonché
fienili razionali fra i più accreditati dell'epoca.
Curò in seguito pure il ringiovimento
ed il miglioramento dei vigneti, non tralasciando
la cura alle opere di drenaggio nelle zone cretacee;
in più prestava sempre molta attenzione anche
all'incremento delle avviate industrie locali.
Nell'ultimo periodo della sua vita fece costruire
due ponti su torrenti per dare più sicurezza
alle vie mulattiere.
Morì nel marzo del 1859, fù
un grande personaggio pubblico di Ripalimosani,
diede un decisivo slancio ed ammodernamento
del paese procurandosi infiniti benemeriti e
stime in ogni parte. |
Sisto
Giampaolo
Il 27 maggio 1816 ebbe vita
in Ripalimosani da Nicola e Concetta Ferrante.
Da adolescente voleva farsi medico ma per obbedienza
alla madre si fece prete.
Ordinato sacerdote, mons. Riccardo,
vescovo di Boiano, lo prese a sé come segretario.
Nel 1848, stanco del piccolo ambiente provinciale,
si fa ricevere nella Congregazione dei PP. della
Missione dei Vergini a Napoli, e il 17 maggio
1850 pronunciò solenni voti monastici.
Più tardi partì alla volta
di Smirne (Turchia), dove si fece altamente
apprezzare dall'Arcivescovo Spaccapietra, ed
ivi morì il 1° marzo 1884 dopo circa sette anni
di magistero missionario e di propaganda cattolica,
esercitata in diversi idiomi orientali, ch'egli
conosceva da maestro. |
Francesco
Giampaolo
Pronipote del più noto Paolo
Nicola Giampaolo, nacque a Ripalimosani il 24
giugno 1817.
Dedicatosi agli studi a Napoli,
nel 1833 passò al Seminario di Boiano dove fù
ordinato sacerdote.
Nel 1843 tornò a Napoli divenendo
discepolo del Puoti, successivamente il vescovo
mons. Riccardo lo richiamò in diocesi e lo nominò
arciprete di Ripa, funzione esercitata dal 1843
al 1855, anno in cui fù nominato vescovo di
Capaccio e Vallo, e poi a quello di Larino nel
1859.
Negli ultimi anni della sua
vita si ritrasse a vita privata nella sua diletta
Ripa, dove morì l'8 dicembre 1897, all'età di
ottant'anni.
Di sentimenti liberali e di
modernità culturali, il Giampaolo fù autore
di diverse poesie, pubblicando appunto Poesie
e i Fogli sparsi in uno riuniti, fra
cui ricordiamo "In morte del dotto Michelangelo
Ziccardi di Campobasso" noto intellettuale
scientifico, storico e letterario; e la poesia
"La croce di Luca", dove con versi
delicati si narra la storia di un certo Luca,
artefice del campanone della Chiesa Madre, tuttora
presente, che morì appena ne udì il suono per
la prima volta. |
Ferdinando
Cannavina
Nacque il 10 gennaio 1771.
Fù deputato al parlamento nel 1848 ed intervenne
alla seduta del 15 maggio. Ma a cominciar delle
barricate, vecchio settantenne, lasciò Napoli
e fece ritorno a Ripa.
Qui incominciò la sua carriera
di giudice di pace, un caso rimase alla storia
quando il giudice Guardati fece richiesta al
Cannavina, in occasione del processo a carico
del brigante Costantino De Cillo, di cinque
uomini "di probità, onestà ed attaccamento
al governo da poter riposare sul di loro detto",
ed il Cannavina dispose l'invio di cinque semplicioni,
facendo infuriare il giudice Guardati di aver
ricevuto cinque idioti.
"Uomini politici di vaglia"
gli rispose il Cannavina "opinano che la
verità si risappia assai meglio dagli idioti
che non già dai pretesi intelligenti, i quali
assai spesso hanno l'interesse di alterarla".
In cambio mandò un prete, un
medico, due galantuomini ed un calzolaio. |
Leopoldo
Cannavina
Nacque il 18 agosto 1810. Trascorse
l'adolescenza presso il genitore, magistrato
per lunghi anni a L'Aquila e poi a Napoli. Lureatosi
in Legge, si ritirò a Campobasso per esercitarvi
l'avvocatura.
Fù uno dei più caldi propugnatori
delle liberali istituzioni attuate nel 1861,
quando divenne deputato nella prima Camera Legislativa
italiana in Torino.
Egli principalmente teneva
a cuore importanti questioni, come quelli del
brigantaggio, dell'abolizione della pena di
morte. "Nella camera sedette a sinistra
e, come disse l'Arringhi, votò spesso con la
destra".
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In Campobasso
ricoprì varie cariche amministrative e fù un
buon avvocato civile e penale.
Morì l'8 settembre 1877. |
Nicola
Maria Minadeo
Nacque il 12 febbraio 1836.
Fù arciprete dal 1883 al 1917; dedicò versi
a S.S. Leone XIII, a Cesare Cantù, ai Vescovi
Laterza e Gianfelice di Boiano. Pubblicò un
bell'elogio al compaesano Paolo Nicola Giampaolo
ed interessanti opuscoli religiosi, tra i quali
quello relativo alla "Copia della Sacra
Sindone venerata in Ripalimosani".
Morì il 31 marzo 1917, sacerdote
pio e dotto che meritò il compianto di tutta
la popolazione ripese. |
Nicola
Marinelli
Nacque il 30 gennaio 1833.
Figura simpaticissima di gentiluomo fù colto
in letteratura e storia, in gioventù scrisse
alcune poesie che pubblicò in un volume dal
titolo La ghirlanda delle nozze.
Egli però va ricordato per
aver lasciata una pregevole monografia sul paese:
Ripalimosani e il suo feudal Castello,
mai però pubblicata.
Inedito è pure rimasto un dramma,
Barnabò Visconti, scritto nel 1860 ma
la polizia di Napoli ne vietò la rappresentazione.
Morì il 24 febbraio 1904. |
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