Comune di Ripalimosani (CB)
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"I PLETTRI"
 

Quando nell’aria si sente il trillare del mandolino, un suono acuto e vibrante si espande e penetra direttamente alla mente ed al cuore di chi ascolta. E’ una dolce armonia capace di suscitare ogni tipo di emozione secondo il proprio stato d’umore. Quando poi i mandolini sono suonati da persone semplici ed incontaminati dal materialismo che ci circonda, nascono allora “I Plettri”: mitico complesso tutto ripese di cui la nostra terra ne porta un vanto assai grande.
Di loro si è detto di tutto e di più, si sono scritti decine di articoli, libri, ma soprattutto si è avuto modo di apprezzare il loro sound. Per scrivere la loro storia completa ci vorrebbero pagine e pagine, in questa sede però, un quadro sintetico può far capire meglio il loro spirito.
I Plettri (dal nome della “penna” con cui si suona il mandolino) hanno avuto la loro culla nel Circolo Musicale “P. Mascagni” di Ripalimosani a partire dai primi anni Ottanta, quando, come loro stessi si raccontano, “Ci incontravamo la sera per suonare e per divertirci, poi la gente ci ha cominciato a chiamare e così abbiamo girato il Molise e l’Italia”.


La formazione storica (1982)

All’inizio il circolo era un punto d’incontro tra quelli che conoscevano il pentagramma con quelli che suonavano “ad orecchio”, e visto il riuscito connubio, fu messa in quell’epoca la prima pietra dei futuri Plettri. In verità Ripa ha avuto sempre un’antica tradizione di mandolinisti e chitarristi, numerosi sono stati i bravissimi suonatori che s’incontravano soprattutto nelle barberie del paese dove venivano sfornati i migliori “artisti”, e, tra questi, dagli anni Sessanta in poi arrivano le figure di Michele Tirabasso (Ferille, diventato poi Fiorello), Renato Urbisci, Michelino Trivisonno (Zappo). Questi erano tra gli “orecchisti”, mentre tra i conoscitori del pentagramma troviamo Nino Iammarino e Gigi Camposarcuno.
Accanto a questi c’era, inoltre, Mario Tanno e successivamente si unì Tonino Di Lauro, giovane promettente. La formazione storica era quindi così composta: Nino Iammarino, Michele Tirabasso, Renato Urbisci e Tonino Di Lauro, al mandolino, Gigi Camposarcuno, Michele Trivisonno e Mario Tanno, alla chitarra.
I Plettri, come meglio li racconta lo stesso Mario Tanno nel suo libro “Di corda in corda”, “nacquero all’insegna dell’allegria e del divertimento e non potevano e non dovevano restare un gruppo musicale qualsiasi. Gli strumenti e il repertorio musicale proposto si prestavano nel far riscoprire il simpatico ruolo svolto dagli antichi posteggiatori napoletani: suonare dal vivo fra la gente. Fu così che iniziammo le nostre esibizioni suonando senza amplificazione fra i tavoli dei ristoranti, nelle feste, nelle ricorrenze col coinvolgere i convenuti facendoli diventare protagonisti dell’evento. Rivalutammo antiche melodie che portavamo come serenate alle spose e tra i vicoli, le piazzette, le strade, le scoscese scalinate dei nostri centri storici”.
Man mano che le richieste si facevano sempre più numerose, aumentava la loro fama, tanto che, alla fine degli anni Ottanta, si diedero un nome ed una divisa, diventando un gruppo stabile così formato: Nino, Fiorello e Renato, al mandolino, Tonino alla mandola, Mario e Michelino alla chitarra. E’ questa la formazione definitiva che è andata errando, durante tutti gli anni Novanta, tra sposalizi, serenate, feste, raduni, congressi, ecc. varcando prima i confini regionali e poi quelli nazionali.

I Plettri in un matrimonio nel
Palazzo di Ripalimosani

I Plettri al ristorante "Zi Teresa" (NA)
Il loro repertorio è prevalentemente composto da brani tradizionali d’altri tempi e da canzoni popolari napoletane di cui il mandolino ne è il naturale interprete, ma non mancano canzoni paesane e regionali, e non di rado si cimentano anche in pezzi di musica classica.
Lunghissima sarebbe la lista di tutti i posti dove hanno suonato, come pure la gente che li ha stimati. Il segreto del loro successo è senza dubbio quello di portare gioia, allegria, serenità anche agli ultimi, agli emarginati, a quelli che soffrono. Difatti tra le loro attività sociali è quella di entrare  anche nelle carceri, nelle case-famiglie, negli ospedali, tra i disabili, tra gli emigranti, riscuotendo sempre successo ed ovazioni.
Apprezzate sono le loro esibizioni ai matrimoni. Durante il pranzo nuziale girano fra i tavoli degli invitati ed in ognuno essi eseguono tre o quattro pezzi invitando i commensali a cantare. All’inizio il tutto si svolge con un certo ordine, ma puntualmente anche quelli più freddi non resistono alla ventata di allegria che si crea. Cosicché alla fine tutta la sala viene coinvolta, creando non pochi problemi al servizio dei camerieri. Tra i ristoranti dove si sono più affermati citiamo l’elegante “S. Carlo” di Termoli ed il famoso “Zi Teresa” di Napoli.
Molto belle sono pure le serenate che suonano e cantano la sera, prima del matrimonio. La serenata è la prova definitiva d’amore che lo sposo offre all’amata deliziandola con armonie dolci e momenti romantici che divengono colonna sonora della loro storia d’amore.

I Plettri con Nello Toti
Di frequente suonano anche per le vie dei paesi, durante le serate estive, mostrandosi nelle piazzette, nei ballatoi, nei vicoli, trascinando e trasformando l’intero borgo in una grossa festa, esibendosi, a differenza dei concerti su palco, in stretto contatto con la gente.
I Plettri hanno avuto anche svariati riconoscimenti e premi: nel 1990 è stato loro assegnato il “Premio Francesco Sollazzo” organizzato dall’omonimo Centro Culturale e Ricreativo di Ripa, con la seguente motivazione: “Sensibili cultori di un’arte fra le più nobili, con amore e costanza hanno saputo conservare un patrimonio strumentalistico-musicale che affonda le sue radici nella più pura tradizione popolare del nostro paese”. A livello regionale, nel 1996 l’Organizzazione Culturale “Omnis Ars” ha loro conferito il premio Samnium nella sezione “Tradizioni popolari”.
Nell’agosto del 1999 hanno varcato i confini italiani alla volta di Toronto (Canada), in rappresentanza della musica tradizionale regionale al Primo Congresso Mondiale dei molisani in Nord America.
Non sono mancate finanche le partecipazioni a trasmissioni televisive di grosso calibro, prima a livello regionale e poi nazionale: tra queste ricordiamo “Scene da un matrimonio” (Canale 5) e “Sereno variabile” (Rai 2); realizzando anche speciali musicali per la sede regionale della Rai.

I Plettri all'attacco...
Riuscita, infine, è stata la collaborazione con lo stimato tenore campobassano: Nello Toti. Con lui i Plettri hanno materializzato la parte canora, degna del loro rango.
Nel 2001 incidono il loro primo CD, abbinato al libro di Mario Tanno "Di Corda in Corda" (Campobasso, Edizioni Enne, 2001) che raccoglie un saggio dei loro brani più belli.
I componenti dei Plettri hanno suonato, suonano e suoneranno unicamente per divertirsi insieme, essi sono prima di tutto degli amici affiatati, di vecchia data, con delle potenzialità grandi ma umili rimangono le proprie ambizioni. Attaccatissimi alla loro terra ed alle loro famiglie, sono rimasti nel tempo sempre autentici, privilegiando ed amando le serate trascorse fra di loro, suonando davanti ad un buon vino accompagnato magari con maccheroni e salsiccia; sono questi gli ingredienti e la benzina di quel motore musicale nostrano popolare che essi fanno da portabandiera e che ci hanno sempre con grande generosità donato.
 
Chiudendo in bellezza, si riporta la poesia che Nello Toti ha lasciato da testamento ai Plettri e nella quale vengono descritti ad uno ad uno ogni componente, con amorevole precisione:

 

Iammarino il direttore,
quando suona con amore
usa sempre il mandolino
col commento di Tonino.
Dona note a più non posso,
col bicchiere bianco o rosso,
di noi tutti è guida lesta
come faro nella tempesta.

Come il canto di un uccello
al suo fianco v' è Fiorello
che trilleggia, sbircia e ammira
anche se non c'è una lira.
Ed il suono assai struggente
ti porta nella mente
tanti giorni ormai passati,
tanti volti molto amati.

Muto, attonito e felice
il Renato nulla dice.
Sol osserva, assai solenne,
la suonata con le penne.
Non sa chiave di violino
ma d'orecchi è sopraffino;
non conosce il pentagramma
ma se sente cantar Mamma
si commuove fino al pianto
mentre io gliela canto
e, nel mentre, si propone
con le terze, quinte e none.

Il cesello, sotto sotto,
ce lo mette il poliziotto:
abbellisce con l'arpeggio,
come un quadro del Correggio,
serenate al chiar di luna,
stornellate ad una ad una.

Giro.. giro.. girotondo
Michelino, il rubicondo,
come mare assai tranquillo;
non ha plettro, non ha trillo,
non mandola o mandolino
né strumento canterino,
ma è la base di ogni canto,
di noi tutti è certo il vanto,
senza lui e il suo scandire
non sapremmo cosa dire.

Senza Mario che saria?
Un suonar senz'allegria!
Col parlare, col suo estro
del gioir è gran maestro.
Con la barba folta e nera,
con la man sulla cordiera,
fa cantare, senza soste,
commensali insieme all'oste.

Tra mandole e mandolini,
tra chitarre e bucatini,
tra bicchieri rossi e bianchi,
non vi vedo mai stanchi.

Tra le penne - plettro e pasta -
io direi: adesso basta.
Pria, però, un sol momento,
rest'io solo, e non lo mento,
di voi tutti innamorato
come bimbo appena nato.
Vorrei darvi oro e argento,
vorrei dirvi quel che sento,
vorrei dirlo a Mario e Nino,
a Michele con Tonino,
a Renato ed a Fiorello
(che fa rima con me, Nello),
vorrei darvi tanti scettri
ma sol dico "Grazie PLETTRI".