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INS.
LUIGI IAMMARINO: MEDAGLIA D'ORO AL VALORE EDUCATIVO |
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All’atto
della consegna della pagella scolastica, il
“Signor Maestro” dice allo scolaro:
“Portala a casa e falla firmare da tuo
padre”. L’alunno, diligentemente,
fa quello che il maestro gli dice. Il padre,
dopo un’attenta lettura della pagella,
si complimenta con il figlio per i voti alti,
mentre lo sgrida per quelli meno buoni. La storia
potrebbe sembrare normale e banale se non fosse
per un particolare: il maestro ed il padre,
qui, sono la stessa persona!
Tutto questo già fa capire il carattere
di quella figura molto conosciuta a Ripalimosani
in un passato poco lontano: il maestro Don Luigi
Iammarino. |
Nasce
a Ripalimosani il 25 maggio 1892 da famiglia
di commercianti. I genitori gestiscono un negozio
di generi alimentari, mercerie, stoffe e diversi.
Il padre ha anche l’incarico della esattoria
comunale.
Amante della cultura sin dalla tenera età,
nel luglio del 1900 (assassinio del Re d’Italia
Umberto I di Savoia) inizia la raccolta settimanale
della “Domenica del Corriere” –
supplemento del Corriere della Sera - condotta
ininterrottamente fino al 1945, anno in cui
viene soppressa la pubblicazione a causa della
guerra. In essa possono ammirarsi le famose
tavole del pittore Achille Beltrame che riproducono
settimanalmente la storia e gli avvenimenti
d’Italia e del mondo. La raccolta è
tutt’ora gelosamente ed amorevolmente
custodita dai figli.
Dopo il biennio di scuola tecnica (oggi media
inferiore) si iscrive alla scuola normale (magistrale)
di Velletri (Roma) in quanto a Campobasso esisteva
solo il magistrale femminile. A Caserta
nel 1911 consegue il diploma col massimo
dei voti, che gli dà facoltà
di vincere subito il concorso per l’insegnamento
nelle scuole elementari senza sostenere esami.
Negli anni successivi frequenta corsi estivi
a Ripatransone (AP) ottenendo altri diplomi
di Disegno e Calligrafia, nonché di Lavoro
Manuale Educativo, sempre con voti lodevoli.
Nei primi anni presta servizio a Sant’Elia
a Pianisi (CB), finchè nel 1920 ottiene
il trasferimento a Ripalimosani. Stimato e ben
voluto da tutti, la mattina della partenza i
suoi alunni e buona parte della popolazione
di S. Elia occupano la sede stradale per non
far passare la carrozza sulla quale è
il loro maestro Don Luigi. Solo dopo l’intervento
della Guardia Municipale la carrozza può
proseguire. |
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Una
copertina della "Domenica del Corriere" |
Da quell’anno inizia la lunga avventura
d’insegnamento a Ripalimosani che durerà
trentasei anni. La figura del
maestro in quei tempi era considerata un’istituzione.
Amata, spesso odiata, ma sempre rispettata.
L’Italia degli anni venti, ancora giovane
come nazione, stava cercando pian
piano di educare ed istruire il popolo. L’analfabetismo
era quasi di massa, come pure le diserzioni
a scuola, ed il maestro era l’unico
ad avere la responsabilità dell’istruzione
ai bambini i quali non avevano mai voglia
di andare a scuola. Il maestro doveva cercare
quindi di addottrinare e contemporaneamente
attirare l’attenzione e la costanza
delle frequenze: impresa difficilissima.
Don Luigi con la sua passione e la sua tenacia,
ci riesce, divenendo il maestro per eccellenza
nel suo paese.
Intanto arriva il fascismo e durante il ventennio
1922-43 gli viene affidata la responsabilità
dell’Opera Nazionale Balilla di Ripalimosani,
la cui attività condotta col suo innato
impegno gli procura il titolo di benemerenza
“Sciarpa Littorio”. Senza soffermarci
in considerazioni del tutto politiche sull’attività
di Don Luigi, molto semplicemente si può
dire che egli ha solo assolto ad un dovere
impostogli dall’alto.
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Don
Luigi con una scolaresca degli anni '20 |
Don
Luigi con i suoi Balilla e le sue
Piccole Italiane |
Anche
i suoi due figli, Guido e Nino, vengono a far
parte della sua scolaresca, ma abitua loro sin
dal primo giorno di scuola a considerarlo il
loro “Signor Maestro”. Imparziale
con tutti, nessuno ha mai potuto dire che i
suoi figli fossero trattati con occhio di riguardo.
Lo testimonia l'episodio riportato all’inizio
del presente articolo.
“Mi è piaciuto fare il maestro”
– scriverà – “entro
e fuori la scuola e soltanto il maestro. Ho
dato tutte le mie migliori energie alla scuola.
Col mio metodo educativo, tutto personale, più
pratico che teorico, ho insegnato ai miei alunni
quello che è vivo, e solo quello che
edifica, comportandomi in maniera diversa per
ognuno di essi. Importava che capissero da soli,
non ricettivi spettatori, ma vivi e critici
attori, consci del bene e del male, del mezzo
e del fine….” |
Durante
una lezione (1941) |
Infatti la
“pratica” e l’ordine sono
il suo programma. I suoi ragazzi, col certificato
di 5a elementare, si affacciano alla vita di
relazione già consci delle diverse realtà
e dei relativi problemi da superare.
Dopo quarant’anni di insegnamento, con
Decreto del Presidente della Repubblica del
23 aprile 1952, gli viene conferito il Diploma
di Benemerenza di 1a classe con facoltà
di fregiarsi con Medaglia d’Oro. Sono
gli stessi suoi colleghi ad offrirgliela.
Durante una visita ispettiva a tutte le aule
da parte del Provveditore agli Studi, questi
si astiene di entrare nella classe del decorato
insegnante Iammarino limitandosi a salutarlo
dalla porta. |
A
domanda del perché di tale particolare
trattamento il Provveditore risponde: “Debbo
entrare nella classe di Iammarino per mettermi
sull’attenti?”
Il 1° ottobre 1956, dopo 45 anni di servizio,
viene collocato a riposo. |
All’età
di circa ottant’anni viene colpito da
emiparesi destra che lo costringe a vivere sulla
sedia a rotelle. “Abituato al continuo
movimento – dice – non poteva capitarmi
un male peggiore!” Ma la sua vena d’insegnamento
non si esaurisce. Diventa maestro di se stesso
insegnando alla mano sinistra ciò che
non può fare più con la destra.
E con la mano sinistra rivede talvolta i compiti
scolastici dei suoi nipotini, ripassa loro le
varie lezioni di storia, geografia, aritmetica,
ecc. e continua a scrivere le sue memorie.
L’8 dicembre 1976, all’età
di 84 anni, col pensiero rivolto all’Immacolata
Concezione e confortato dall’affetto dei
suoi, chiude quella vita terrena interamente dedicata allo studio ed alla scuola.
Molti sono gli ex suoi alunni a Ripa, oggi anziani,
ed in ognuno di essi c’è un ricordo
forte di quell’insegnante dotato di grande
personalità. Con metodi superbi, a volte
duri, Don Luigi ha inculcato a tutti il senso
del dovere e l’importanza della
cultura, e da tutti ricordato quale maestro di dottrina e maestro
di vita. |
Il
maestro "decorato"
clicca sull'immagine
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Nel 2013 il Comune di Ripalimosani gli dedica una strada nei pressi di Taverna del Cortile.
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Nel 2016 il nipote Antonio pubblica il libro dove vengono riportate le sue memorie. L'ho intitola: "Il Novecento a Ripalimosani e dintorni" presentato al Castello con grande successo di pubblico il 27 dicembre.
< clicca qui per saperne di pių... > |
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